Uno dei rimpianti della storia repubblicana italiana può certamente essere considerato quello di non aver eletto Tina Anselmi Presidente della Repubblica.
La partigiana “Gabriella” è stata sindacalista, politico, prima donna Ministro, esponente di punta della Democrazia Cristiana ammirata dalla sinistra, anche quella più radicale.
Affrontò la Presidenza della Commissione sulla P2 indagando a fondo quel buco nero in cui la Repubblica stava per essere inghiottita con dedizione e caparbietà.
Un lavoro immane ed anche pericoloso che, a ben pensarci, altro non era che il naturale prosieguo della sua attività antifascista.
Con lei si spegne un riferimento per tutti coloro che credono nella democrazia rappresentativa. Tina Anselmi ha dimostrato come il “lavoro” di politico possa essere svolto con onestà e capacità anche per tutta la vita, mettendosi al servizio della comunità senza alcun tornaconto personale.